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Marianna Scagliola, scrittrice napoletana molto attiva sul fronte sociale, ritorna con un’opera struggente e complessa dal titolo “Il Francese, Biancaneve e il Settebello”, edita dall’associazione culturale “Napoletanamente” di cui è presidentessa.

Già nota per il successo del suo primo romanzo, “Una famiglia allargata, cane compreso”, l’autrice firma un’altra black comedy che affronta, però, un tema delicato e attuale come quello degli abusi sui minori. L’opera racconta le vicende dei gemelli Vincenzo e Gaetano Gallo, nati e cresciuti nel quartiere di Scampia, che si ritrovano a vivere come “abusivi” in una scuola privata del Vomero. Qui scopriranno un mondo spietato e crudele, finendo in un vortice di orrori indicibili. Il romanzo non si limita a raccontare una storia, ma invita il lettore a riflettere su temi universali quali la lotta contro l’indifferenza, l’importanza della giustizia e il potere salvifico della letteratura. Non mancano momenti comici in grado di stemperare gli argomenti scottanti che il testo affronta con coraggio. La kokeshi blu ha deciso così di intervistare l’autrice per parlare del suo ultimo romanzo.

Marianna Scagliola ha ottenuto numerosi riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui il prestigioso premio internazionale Comunicare l’Europa 2023 nella prestigiosa sede del parlamento Europeo e il premio nazionale Per Sempre Scugnizzo nel 2022. Fondatrice dell’associazione “Napoletanamente” e conduttrice della rubrica settimanale “Libridine” in onda su PSNTV.IT, si conferma una figura di riferimento per la promozione della lettura e della cultura italiana.

1) Ciao Marianna, ben tornata in questo spazio. Cosa ti ha ispirato a scrivere un libro sulla pedofilia?

Ciao Eleonora e grazie per questa bella opportunità. Ho sempre pensato che l’umorismo sia un potentissimo mezzo per raccontare la realtà con originalità. E così ho deciso di utilizzare questa mia vena ironica per toccare un tema scottante di cui si parla davvero troppo poco.

2) Hai condotto ricerche specifiche per scrivere questo romanzo? Quali sono stati i momenti più difficili nella stesura del testo?

Sì, mi sono documentata a lungo leggendo saggi, incontrando neuropsichiatri infantili ed ascoltando anche le storie di alcune vittime di abusi sessuali.  I momenti più difficili sono stati quelli in cui ho descritto dettagliatamente le violenze in tutta la loro crudeltà. Una scelta dolorosa, ma doverosa perché fatta a beneficio dei lettori. Raccontare la realtà dei fatti è necessario  quando si vuole creare consapevolezza e fornire informazioni utili su di un determinato tema.   

3) Quanto è stato difficile conciliare in questo romanzo la tua cifra stilistica, legata all’humor, con le note più oscure e drammatiche della vicenda ivi narrata?  

Tantissimo. Pensavo di non riuscirci fino a quando non ho avuto l’idea di creare due storie parallele. E’ stato in quel momento che ho cominciato a crederci e a scrivere senza sosta. Quando ho terminato questo romanzo, ho capito quanto credo nel ruolo sociale di chi scrive e quanto è forte il mio senso di comunità.

4) Ci sono scene nel libro che consideri particolarmente significative? Perché?

Sicuramente quelle in cui avvengono gli abusi, perché il lettore è costretto a guardare quello che accade senza potersi voltare dall’altra parte, come purtroppo spesso avviene di fronte a questi orrori. Avere consapevolezza delle violenze è invece necessario per compiere il primo passo verso le possibili soluzioni.

5) In questo testo che descrive un mondo oscuro, intervengono, come lampi di luce, momenti esilaranti che stemperano i toni drammatici. Raccontaci qualcosa in più su questa scelta ardita e sui personaggi più leggeri del romanzo.

La mia cifra stilistica mi spinge a trattare con apparente leggerezza le problematiche attuali e ad esaminarle da un punto di vista molto singolare. Provare a pensare, e poi a raccontare, un dramma con ironia, significa lottare contro le gabbie della nostra mente e gli stereotipi della nostra società. Questo a mio avviso è l’aspetto più coraggioso di uno scrittore di black humor. Per quanto riguarda i miei personaggi, mi riesce molto più facile creare quelli buoni e divertenti che quelli cattivi. Ma tutti, purtroppo, sono così realistici e variegati che potremmo tranquillamente trovarli nella nostra quotidianità. Ovviamente sono molto legata ai due gemelli Gaetano e Vincenzo che nella loro semplicità hanno tanto da insegnarci.

 6) In che modo pensi che la letteratura possa contribuire a sensibilizzare il pubblico sul tema della pedofilia?

Diffondendo le giuste informazioni, creando consapevolezza e alimentando dibattiti.

7) Qual è il messaggio principale che speri di trasmettere ai lettori attraverso la tua opera?

Che un mondo migliore si costruisce insieme, ognuno offrendo  il proprio contributo, piccolo o grande che sia.

8) Come speri che i lettori reagiscano al tuo lavoro? Ci sono emozioni o riflessioni specifiche che desideri suscitare?

Spero che il loro senso critico li faccia soffermare sull’importanza di saperne di più. Vorrei farli ridere, indignare, commuovere, ma soprattutto riflettere.

9) Quali risorse o supporti consigli a chi sta affrontando situazioni simili?

Il consiglio che mi sento di dare è innanzitutto quello di denunciare le violenze e poi di affidarsi al supporto di un medico specialista.

10) Ultima domanda di rito. Prossimi progetti editoriali e non?

Per quanto riguarda i progetti editoriali mi piacerebbe affrontare un nuovo tema “scottante” e credo di averlo già individuato ma c’è tanto lavoro da fare. Prima però, come promesso ai miei lettori, vorrei scrivere il seguito della famiglia Schiattarella. Per quanto gli riguarda gli altri progetti, vorrei promuovere con la mia associazione un nuovo connubio tra la lettura e le varie forme di benessere. Ma per il momento si tratta solo di un meraviglioso sogno che mi scalda il cuore e mi aiuta a dare senso a tutti i miei sacrifici! 

Grazie Marianna per questa bella intervista e ad maiora!

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