Aprile 10, 2024
La Kokeshi Blu, Eleonora Belfiore, intervista Luigi Mollo
È in libreria 2972 – Un pianeta di pioggia, il nuovo avvincente libro di Luigi Mollo, edito da Porto Seguro.
In un futuro apocalittico, la Terra, ormai distrutta, è stata sostituita da Gaia dove “sopravvivono” gli esseri pulsanti, privi di ricordi e di sentimenti, guidati da una sorta di Sistema Centrale. In quest’universo disumanizzato, un giorno avviene però l’imponderabile: uno di questi esseri, Spinoza, percepisce un’emozione…
E’ l’inizio di un’epopea, mistica e incalzante, che coinvolgerà i lettori in una storia inusuale e spiazzante che la kokeshi ha letto per voi in esclusiva, ospitando oggi, per la rubrica Parole d’incanto e inchiostro simpatico, il suo poliedrico autore.
Luigi Mollo nasce a Napoli dove si laurea in Sociologia con specializzazione in Antropologia culturale col massimo dei voti. Si trasferisce in Francia e ricopre incarichi dirigenziali nel settore dell’aeronautica. Appassionato di letteratura orientale e viaggiatore incallito, si dedica da sempre alla scrittura.
- Ciao Luigi, benvenuto in questo spazio. parlaci un po’ del tuo nuovo libro.
Ciao Eleonora, e grazie per ospitarmi nel tuo magnifico spazio! Parlarvi del mio libro 2972 Un pianeta di pioggia é per me un grande piacere, é semplice farlo perché é una favola moderna che racconta la storia del futuro, non di quello che riusciremmo a immaginare perché lontanissimo nel tempo, quasi mille anni da adesso. E’ una favola surreale perché gli esseri umani saranno diventati esseri pulsanti, rinchiusi in una solitudine senza più emozioni né ricordi. Il pianeta Gaia é l’entità residuale della Terra distrutta ad opera degli uomini, soprattutto nella fase iniziale del terzo millennio. Tutto é stato distrutto o lo sarà , tutto quello che gli uomini stessi avevano creato attraverso i secoli, mossi dalla sete di potere e dalla volontà di assurgere alle posizioni superiori riservate a Dio o ai Super – Eroi. Non solo le cose materiali, le città e i manufatti storici e quelli funzionali alla vita dell’uomo, sono distrutte anche la morale, la culturale si disinteressa dell’interesse, la compassione e la misericordia. Come non rendersi conto dell’ineluttabilità del degrado guardando alle tante guerre assurde che hanno funestato tutti i continenti, dove i mezzi via via più sofisticati sono stati utilizzati per uccidere e distruggere. La voglia di scrivere questa storia mi é arrivata come per insight, risultato di un incontro tra la riflessione spirituale sul futuro del mondo e la lettura quotidiana dei notiziari. Un ruolo fondamentale é giocato dall’evoluzione della ricerca scientifica e dall’automatizzazione. Le macchine oggi sono asservite agli scopi dell’uomo ma acquistano sempre più autonomia, e lasciano intravedere il percorso per cui si renderanno indipendenti governeranno il mondo. In 2972 la dipendenza dell’uomo dalla macchina diventa realtà. L’universo diventa grigio e triste, una pioggia sottile lo accompagna continuamente la vita sempre uguale degli esseri pulsanti. Tutti vivono allo stesso modo ma nessuno ha coscienza dell’esistenza degli altri, ed ognuno degli esseri non ha memoria e non prova emozioni. Ho voluto tracciare la linea di demarcazione tra il presente in via di degradazione e il futuro a cui andiamo incontro, lanciare un grido di allarme per il pericolo di delegare ogni cosa alle macchine, quello di di diventare loro schiavi. Il futuro delineato da 2972 é oscuro, l’essere da umano é divenuto pulsante, caratterizzato dalle pulsazioni del cuore a lui estraneo perché regolato da un’unità esterna gestita dalle macchine. La speranza però rimane. Ho chiamato al mio soccorso delle figure mitiche, ormai quasi mitologiche: Baruch Spinoza é stato il primo grande filosofo dell’era moderna, antesignano dei costruttori sociali. Alexander Spinoza di 2972 inizia a provare delle emozioni e ad avere dei ricordi che non gli appartengono, e il bisogno di comprendere questi fenomeni inusuali lo porta ad avere comportamenti interdetti, scoprendo così sensazioni mai conosciute prima. Sèlène, la donna rivestita di luce nel pianeta dove l’amore non esiste, riveste il sogno di rinascita. Lei é la figura femminile che rinasce dalle ceneri della Terra rifacendosi ai miti antichi. E’ Sèlène che attrae e motiva Spinoza, regalandogli quella parte di luce che gli fa scoprire il sogno. Questi due esseri trovano la guida di Speranza, anziano essere umano poi divenuto pulsante infine saggio, ribellatosi da sempre alle macchine, che non ha mai abbandonato la battagli per fuggire da Gaia. Lui é l’essere buono ed idealista, detentore dei segreti tra due epoche e capace di indicare la via del riscatto nonostante il prezzo da pagare sia alto. La battaglia dei tre esseri pulsanti contro il sistema inizia e loro cercano di scappare,. Purtroppo un seguace moderno di Shakespeare li tradisce perché si é fatto abbindolare dalla propaganda del Sistema Centrale.
- Come ha scritto giustamente la scrittrice Enza D’Esculapio, la tua saga si muove tra utopia e distopia, cercando di veicolare importanti messaggi filosofici, per cui questa è un’opera che ha tante chiavi di lettura. Quali sono stati gli autori o i riferimenti cinematografici che ti hanno ispirato nella realizzazione di questo romanzo?
2001 Odissea nello spazio é stato per me un film rivelatore, di come i racconti della fantascienza possano contenere i germi della poesia e del sogno seppur tra le macchine volanti nello spazio. Quello che mi ha forse colpito di piu2 ed ha ispirato questo mio lavoro é stato sicuramente il film Blade Runner di Ridley Scott. I suoi primi piani, i momenti topici di rivelazione, la ricerca caparbia spinta dal destino, l’atmosfera ovattata e triste. Ma siamo nella fantascienza pura o forse in una storia mista con poesia crepuscolare e di avanguardia, dove risiede una ricerca del passato rimpianto o troppo idealizzato? Sono andato a rivedere il libro di Philip K. Dick (Do androids dream of electric sheets?) per ricercare le atmosfere che hanno ispirato il film di Scott, e per rendermi conto che il film non é soltanto una riproduzione cinematografica ma accoglie l’invito di far sognare le pecore elettriche offrendo loro la possibilità di un sogno.
- Che cosa può insegnarci Spinoza, il protagonista di questa saga?
Non é stato un caso se al protagonista di questa favola ho dato il nome di Spinoza, grande filosofo e pensatore del diciassettesimo secolo, antesignano dei teorici della costruzione sociale e del pensiero logico. In effetti é stato il primo a tracciare le regole migliori nel comportamento sociale e nella gestione della cosa pubblica. Alla fine di 2972 ho voluto inserire un piccolissimo compendio sulla filosofia di Spinoza per dare un aperçu del suo profilo, il suo lascio é enorme e volerlo riassumere in qualche pagina é un esercizio impossibile. Per Spinoza la ragione é tutto. L’uomo non é un impero nell’impero ma una parte di esso, non ha nessun privilegio che possa conferirgli una posizione a parte nel mondo, egli E’ una parte della Natura e obbedisce alle leggi della logica. E’ stato il primo, anche essendo un fervente credente, a teorizzare della separazione dei poteri tra Stato e Chiesa. Il suo pensiero gli sarà valso una scomunica dalla Chiesa ebraica. ‘Che se Dio é perfetto Lui basta a se stesso perché niente gli manca, e non c’é nessun bisogno che gli uomini debbano glorificarlo. Che Dio é Natura e la Natura é Dio, perché la Natura é tutto ciò che esiste, l’assoluto necessario, l’unione perfetta, l’infinito riunificato che ci invita a comprenderlo, razionale e logico. Cito questo passaggio emblematico: ‘Che se Dio é Natura egli é la causa immanente di ogni cosa e lo trascende in quanto logica.‘ In definitiva che il comportamento dell’uomo risponde, come tutti i fenomeni naturali, a delle leggi di casualità che basta conoscere per comprenderle. Allo Spinoza di 2972 é stato dato il nome di Alexander probabilmente dalle macchine, perché ha ricevuto la vita dopo l’avvento di queste ultime al potere e dopo la trasformazione degli esseri, da umani a pulsanti.
- In quest’universo disumano e inquietante, la speranza sembra nascere ancora una volta dall’Amore, nel senso più ampio del termine, e si declina al femminile. Quanto conta per te, nelle tue scelte, questo sentimento?
Ho da sempre pensato all‘amore come alla condizione essenziale per vivere la propria spiritualità, sia esso l’amore per gli altri, l’amore per il partner, per la natura che ci circonda e per il flussi di vita che ci animano. L’amore é il centro, la ragione per essere al mondo e per poterlo provare. Non sono riuscito a salvare i miei personaggi, é vero, ho lasciato però un seme di rinascita per gli esseri pulsanti che vorranno ridiventare umani, alla ricerca di un tempo perduto nelle profondità dell’umano dimenticato. In 2972 si é proiettati un universo lontano dove si ha modo di riflettere su valori applicabili anche nel nostro mondo di oggi, anzi che da esso discendono. E’ una favola dove si ritrova l’importanza della semplicità e dell’amore, delle emozioni e della libertà. Vedrete Spinoza interrogarsi sull’esistenza della donna e che tenta senza riuscirvi di immaginarne le fattezze. L’amore arriva con l’apparizione di Sèlène, ella porta la luce e rende evidente ciò che Spinoza si porta nel cuore senza saperlo nominare. 2972 vuole essere una favola moderna perché racconta della deriva dell’uomo e del tentativo di riscatto, anche se così tardivo, la ricerca dell’amore che si oppone alle macchine intelligenti ma ottuse. La linea del percorso me l’ha offerta David Bowie, la rivelazione nell’ascoltare le parole del brano Space Oddity.
- È la prima volta che ti cimenti con il genere fantascientifico? Quali sono state le difficoltà, se ce ne sono state, con cui ti sei scontrato?
Una grande aspirazione sarebbe di poter toccare tutti i generi letterari anche se rimane dubbio sapere come poter fare, l’importante é é cercare di trasporre le sensazioni e le emozioni. Avvicinarmi al soggetto fantascientifico é stato frutto di una ispirazione, ma puoi ben immaginare che questo genere fantascientifico é ancora una volta per me il pretesto per poter parlare dei tormenti dell’animo e della ricerca di soluzioni in situazioni inusuali. La difficoltà maggiore nello scrivere questa storia é stata forse di parlare di un tempo futuro declinato al presente. Ho cercato di superarla riportando tutto sullo stesso piano ed immaginando che io stesso mi trovassi nel mondo futuro mentre lo vivevo al presente. Ho dialogato con Alexander Spinoza, lui mi ha aiutato.
- Cosa ne pensi degli inquietanti sviluppi dell’intelligenza artificiale?
Non posso nasconderti che sono un po’ diffidente anche se in qualche modo mi sembra ineluttabile. Sarà fondamentale non lasciarsi sedurre dall’inganno della sete di potenza, infatti. Purtroppo già dai primi segnali le prospettive non sono tutte confortanti. Intendo questo nella prospettiva che si intravede, ovvero quel meccanismo perverso che può spingere l’uomo a delegare alla macchina il controllo della vita personale e sociale. E’ di questo anche che parlo in 2972 sul pianeta Gaia, dove le macchinale macchine e l’intelligenza artificiale avranno preso il potere definitivamente e controlleranno (gestiranno) la vita degli esseri. In un universo senza amore, senza sogni né ricordi, dove tutti sono uguali ma nessuno conosce l’altro. E’ inquietante immaginare le macchine che si auto-determinano e dettano tempi e modi, rispondendo a requisiti definiti dalle élites. Non bisognerebbe lasciarsi sopraffare dalla voglia smodata di progresso a cui sacrificare la cultura e le tradizioni umane, anche perché questo non sarebbe magari un progresso ma un’abdicazione.
- Tre buoni motivi per leggere il tuo libro.
Sinteticamente: perché 2972 é un racconto fantascientifico sui generis e qui si parla dell’uomo quale lo conosciamo anche se ha fattezze diverse. Qui la fantascienza é un pretesto per raccontare l’animo ed esplorare le ragioni profonde dell’essere umano. Perché se siete curiosi questa storia vi può suggerire le prospettive del nostro futuro, cosi come si delinea dalla cronaca delle nostre giornate. Perché c’é poesia, c’é poesia!
- Da patito della musica quale sei, svelaci la colonna sonora ideale per accompagnare questa lettura suggestiva e onirica.
Sono tanti i titoli che ho visto apparire e che mi hanno ispirato, alcuni li ho disseminato a caso nel testo per richiamare l’atmosfera da essi suscitata. Parlo soprattutto di Space Oddity di David Bowie, titolo mitico del 1969, dal testo premonitore e dalle sonorità all’epoca ultramoderne ma forse ancora adesso, che mi ha affascinato da sempre. Lo richiamo all’inizio del libro, esaltandone la poliedricità e il richiamo all’avventura nello spazio, dove appaiono i conflitti tra i dubbi umani e la sicurezza senz’anima delle macchine. Alla fine del testo ho inserito Last Dance di Joap Beving per accompagnare l’ultimo tentativo di Spinoza di fuggire prima della fine, assieme a Saudade da Gaia dello stesso pianista, musiche lentamente cadenzate e tristi per la nostalgia di aver perso l’innocenza a Gaia e di non aver potuto sfuggire alla sua morsa oppressiva. Vi consiglio di ascoltare Love Theme di Vangelis, già ascoltato in Blade Runner, come non esserne affascinato per l’atmosfera magica che riesce a creare, e rimanere stupiti di constatare quanto sia ancora attuale. Avrei voluto inserire in 2972 altre musiche come: Mane e Mane di Enzo Avitabile, canto dell’amore di fratellanza che può risorgere, Immortels di Alain Bashung, sensazione di immortalità dell’umano che si infrange su di una barriera ineluttabile, Come on Dreamer, di Tom Adams, inno essenziale all’unicità dell’anima, invito al sogno e alla poesia. Ci vedrei anche The Koln Concert di Keith Jarret, ma non so se ci sarebbe lo spazio e poi meglio fermarsi per non tediare oltre misura.
Grazie per essere stato con noi, Luigi. Ad maiora e complimenti per questa immaginifica colonna sonora!