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Ancora una volta settembre, mese di contrasti e di suggestioni, di inizi e di addii, è tornato a ricordarci che l’autunno, tanto agognato vista la torrida estate interminabile che stiamo vivendo, marcia verso e contro di noi, come un amico, come un nemico, a cui si deve ammirazione e rispetto.

“Vieni come sei”, cantavano i Nirvana. Ed è così che si manifesta settembre, con le sue dicotomie e i suoi squilibri. E’ un mese che accetta le sfide e le malinconie, le dissonanze di un cielo che non per tutti è stellato, non lasciandosi dominare o sconfiggere. Restando in bilico. In attesa. Al volgere del suo tempo, dopo aver appreso e accettato la lungimiranza della Vergine, alza lo sguardo al cielo, immaginando già la danza del Sagittario che traccerà la rotta del Mondo Nuovo, dell’anno che verrà, e si addormenta lentamente lasciandosi cullare dalla quiete trasognata della Bilancia, che invita a guardare le cose da una prospettiva diversa, a cogliere i segni di quella chiaroveggenza così ben tracciata in un suo quadro dall’artista belga Magritte, uno che di autunni e di cicatrici se ne intendeva.

René Magritte, Chiaroveggenza

Qui, il pittore osserva un uovo adagiato su un bel tavolo, ma la mano tratteggia sulla tela già la
successiva metamorfosi, l’uccello, adulto, nero, con le ali spiegate verso un futuro incerto, imprevedibile.
E proprio per questo degno di essere bramato, immaginato e reinventato sino all’ultimo istante.

Settembre ci sprona a stilare la lista dei buoni propositi senza prenderci troppo sul serio, è il nostro Capodanno, il nostro “E se…”.

In bilico tra due universi, tra due stagioni, in questo periodo tumultuoso vaghiamo come anime inquiete in cerca di una quadratura che ci sfugge, che non deve essere colta perché il continuo divenire è parte integrante del nostro essere, umani e incompleti, sognatori erranti tra albe improbabili e notti bizzose.

Ognuno ha la sua lista che verrà disattesa, almeno in parte, o aggiornata. Scrivere, cancellare e ricominciare. E’ il cerchio della vita, con i suoi ritmi anulari, le sue stagioni.

Non sono mai stata brava con i buoni propositi, la vita mi ha insegnato che non possiamo programmare nulla, che dobbiamo goderci la giornata buona e conservare la forza, la pazienza, per quelle, più numerose, di pioggia. Malgrado ciò, anche per me settembre rappresenta il mese della rinascita, della consapevolezza e dei sogni. Bram Stoker sbagliava, non è per il sangue, ma per i desideri che è la Vita. Per quelli che vengono esauditi e per quelli che non si realizzano. E ognuno di questi porta con sé la domanda e la risposta dalle quali scappiamo. O dalle quali ritorniamo come tornano i fantasmi nei luoghi amati o in quelli del loro tormento, con uguale intensità, e gli assassini sul luogo del crimine.

Finiti i banchetti pantagruelici di Dionisio e dissolta la stridente gioia delle menadi in fiore, questo mese traballante propone invece una rivoluzione, un cambio di prospettiva, lo spirito apollineo ci invita a prenderci del tempo. Per capire chi siamo e cosa vogliamo. In questi giorni, mi sono chiesta spesso se questo mese frizzantino non sia un implicito elogio al disimpegno, alla voglia un po’ matta di non prendersi troppo sul serio, di concentrarsi solo su noi sé stessi, per migliorarci, per donarci un valore, sul piano professionale, umano, sociale. Per accogliere l’altro da noi, in tutta la sua complessità.

Con il suo essere dispettoso, guascone ed enigmatico, settembre consiglia di vivere gli scampoli d’estate restando concentrati sul pezzo, potenziando le nostre capacità e i nostri talenti lontano da esperienze lavorative, progetti o iniziative che non portano da nessuna parte. Lontano da rapporti sbilanciati o troppo faticosi che ci annullano, da ambiziosi troppo grandi o inappropriate. Disimpegnarsi, dunque.

Disimpegnarsi in un mondo che corre e che ci pone tutti sullo stesso piano come atto di ribellione, di coraggio. Per mettersi a maggese, facendo nostra la la lezione degli antichi, per diventare più forti. Per salpare al tramonto in cerca di un altro approdo con lo sguardo nostalgico, struggente, talvolta grato, per la terraferma che lasciamo alle spalle. Per un giorno, una settimana, un anno, per sempre. A noi la scelta o il tentativo, almeno, di compiere l’ardita impresa. Seguendo il nostro cuore, ma tenendo sempre in considerazione le parole sussurrate dal Destino. Sotto una luna, chissà, amica.

Benvenuto Settembre!

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